Rassegna Stampa – Corriere del Mezzogiorno – Primo Rapporto Scuola di Governo del Territorio

Riportiamo un estratto dell’inserto “Mezzogiorno Economia” del Corriere del Mezzogiornopubblicato il 24 ottobre scorso.

In primo piano nella sezione Sviluppo e Territorio, la testata ha concesso un notevole ed ampio spazio al primo rapporto della Scuola di Governo del Territorio sulla competitività italiana.

“La città metropolitana meno competitiva del Sud è Napoli, superata,anche da Bari e Reggio Calabria che comunque
non riescono in alcun modo ad eguagliare i buoni risultati di Milano, Bologna o Torino. A dirlo «La Competitività Italiana.
Le Imprese, i territori, le città metropolitane», primo rapporto della Scuola di Governo del Territorio, fondata a
Napoli su iniziativa del Consorzio Promos Ricerche.

Nel volume, pubblicato da Franco Angeli, a cura di Riccardo Realfonzo e con le prefazioni di Lucio d’Alessandro, Pierciro Galeone e Angelo Rughetti, sono raccolti i risultati di un anno di lavoro di un qualificato gruppo di ricerca costituito da docenti universitari e tecnici dell’Ifel-Anci che si sono concentrati su come cambia la competitività territoriale in Italia e nel Mezzogiorno tramite l’analisi dei sistemi produttivi e non solo.

Particolare attenzione è data alla competitività delle città metropolitane nel triennio 2012-2014 grazie alla media di due «pilastri»: l’indicatore dello sviluppo delle attività produttive, che tiene conto tra l’altro di produttività, formazione, spesa in ricerca e sviluppo; e quello di contesto territoriale, che si concentra sulle peculiarità in termini di costi, infrastrutture e quant’altro. Il risultato è un’analisi della questione della competitività a 360 gradi che fornisce gli strumenti per individuare le eventuali politiche da attuare per stimolare l’economia”.

Nel Rapporto, guardando i dati di posizionamento delle città metropolitane si osserva che Milano è quella con la «competitività» più alta con un punteggio di 5,08 contro il 2,50 di Napoli che fa segnare addirittura una variazione del –6,61% nel corso del triennio 2012-2014.

Come si legge questa parabola discendente è dovuta a una riduzione di competitività sia sul versante dello sviluppo delle attività produttive, il cui indicatore registra un –9,55%, sia sul versante del contesto territoriale, con una variazione del –4,57%.

Guardando nel dettaglio i sotto-indicatori dello sviluppo delle attività produttive Napoli ha una bassissima competitività rispetto alla densità media delle imprese (con un punteggio pari a 1); così come per la quota di imprese che fanno formazione (sempre 1, e con una variazione del –48% rispetto al 2012). Male anche la spesa in ricerca e sviluppo, che migliora del 92% ma rimane nella fascia di competitività più bassa.

Il risultato non è migliore sul versante del contesto territoriale. Napoli resta arenata nella fascia di competitività bassa per quanto riguarda la spesa pro-capite delle famiglie e l’accessibilità ai nodi urbani e logistici.

Poi, nonostante un miglioramento della pressione fiscale di 154 punti percentuali, tutti gli altri sotto-indicatori peggiorano: dai consumi finali pro-capite delle pubbliche amministrazioni al costo del lavoro (entrambi con una variazione attorno al –19%).

Bari va meglio ma comunque si piazza solo nella fascia medio-bassa di competitività con un totale di 3,12 punti. Nel
triennio 2012-2014 la città ha subito un perdita di competitività del 4,34% dovuta a una variazione negativa dell’indicatore
d sviluppo delle attività produttive (-1,11%) e del contesto territoriale (-6,53%).

È da notare come tutti i sotto-indicatori non superino la fascia di competitività medio-bassa eccetto quello sull’apertura dei mercati (4,19 ma pur con una perdita dell’1,52%) e alle imprese che fanno formazione (4,22 ma con un –1,51%).

Andando a vedere il contesto territoriale, eccezione fatta per l’accessibilità ai nodi urbani e logistici (6 punti) per quasi tutti gli indicatori si sono registrate variazioni percentuali negative con addirittura l’indice di diffusione della banda larga transitato dalla fascia di competitività medio-alta a quella medio-bassa con una variazione di oltre il –20%.

 Anche Reggio Calabria mostra una competitività molto bassa con un indice sintetico che nel triennio in esame è passato da 2,93 a 2,71 e una variazione del –7,45% dovuta a una perdita dell’indicatore del contesto territoriale di 11,93% che non ha potuto in alcun modo essere contrastato dal miglioramento del 2,49% dell’indicatore dello sviluppo delle attività produttive”.

14 Giugno 2019

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